L'inconscio e il destino

"Rendi cosciente l'inconscio, altrimenti sarà l'inconscio a guidare la tua vita e tu lo chiamerai destino" (C. Jung)

Questa affermazione ha implicazioni molto profonde. Per centinaia di anni abbiamo vissuto credendo che il destino fosse qualcosa di esterno a noi, e per questo immodificabile. Prigionieri del nostro destino abbiamo vissuto passivamente, credendo ad una forza esterna che potesse condizionare la nostra vita.

Con l'avvento della psicologia e dello studio dell'inconscio abbiamo scoperto che siamo noi gli artefici della maggior parte del nostro destino. Ciò che profondamente pensiamo o sentiamo crea la nostra realtà esterna. Ecco che se una relazione va male, se il successo non arriva, una malattia o un fallimento... sono tutti eventi che non giungono per caso o per destino, ma perchè qualcosa dentro di noi li ha 'chiamati'. Qualcosa che può dipendere da decisioni profonde prese nell'infanzia e ora dimenticate, di fronte a momenti molto dolorosi, o a pericoli percepiti nel nostro ambiente. Ad esempio un bambino vedendo la dolorosa separazione dei propri genitori cosa decide in merito all'amore, alla felicità e al successo di coppia?

Esiste poi un inconscio ancora più profondo... viene dalla nostra famiglia, dalla nostra linea genetica. Esistono forze primordiali che in effetti non sono 'nostre' ma comunque sono dentro di noi in virtù del fatto che apparteniamo ad una famiglia e da questa le ereditiamo. La storia delle linee genetica è piena di eventi drammatici non risolti che si ripercuotono di generazione in generazione.

E' possibile risolvere queste dinamiche distruttive? Sì, e come dice Jung occorre portarle alla luce, osservarle e lasciarle andare. Che siano nostre o della nostra linea genetica poco importa; occorre osservarle e poi lasciarle, come si lascia per terra uno zaino pesante.

Questo è per la maggior parte il lavoro delle Costellazioni Familiari; attraverso una rappresentazione di gruppo della propria dinamica familiare ciò che è inconscio viene alla luce e perde il suo potere condizionante. La persona osserva lo svilupparsi della scena e riconosce i propri movimenti inconsci, e li vive così intensamente e pienamente da poterli poi lasciare andare.