Costellazioni Familiari

"Ciascuno di noi fa parte di una famiglia con cui vive ed a cui è legato, che lo voglia o meno.
Spesso continuiamo a ripetere conflitti e malesseri nelle nostre esperienze, oppure portiamo sulle spalle pesi che non ci appartengono.

O anche, viviamo a nostra insaputa il tragico destino di un familiare, scomparso da tanto tempo e mai conosciuto.
Tutte queste dinamiche ci legano in modo negativo alla famiglia, impedendoci di guardare in avanti con forza gioiosa e di avere successo nella nostra vita."
(Bert Hellinger)

venerdì 23 ottobre 2015

Aiutare

Tutti noi nella vita abbiamo vissuto la situazione dove qualcuno ci chiede aiuto. Può essere un amico, un familiare, un collega... e molti  svolgono anche professioni di aiuto, come il medico, lo psicologo, il terapista, l'insegnante...
E tutti noi abbiamo avuto esperienza che a volte l'aiuto funziona (e la persona ci è riconoscente), altre volte invece non solo non funziona, ma la persona può anche reagirci contro.

Esistono dinamiche profonde legate all'aiuto, all'aiutare e al farsi aiutare. Non basta che la persona soffra. Quasi sempre determiniamo la necessità di aiuto in misura della sofferenza, ma questo non è il parametro giusto perchè non sempre chi soffre è disposto a cambiare.
Ippocrate afferma: "Prima di guarire qualcuno chiedigli se è disposto a rinunciare alle cose che lo hanno fatto ammalare". 

Nelle Costellazioni Familiari facciamo un esercizio particolare: mettiamo la persona che aiuta di fronte alla persona che chiede aiuto. I due rimangono fermi e tengono la loro attenzione su ciò che percepiscono. Già a questo livello si può sentire com'è la relazione tra i due, e se l'aiuto è possibile. 
Poi si inseriscono i genitori alle spalle della persona che ha bisogno di aiuto, e chi aiuta quindi vede di fronte lui e i suoi genitori. Qui la percezione cambia. Spesso infatti i genitori sentono resistenza al fatto che un estraneo si prenda cura del proprio figlio, e si oppongono. Qui la terapia, la medicina o la cura falliranno. Anche chi aiuta può sentirsi in difficoltà di fronte a quei genitori, proprio quando la sua intenzione è di sostituirsi a loro, magari con un giudizio del tipo: "io sono meglio di loro".
Infine, inseriamo anche i genitori alle spalle della persona che vuole aiutare. E qui abbiamo il salto di percezione più grande. Infatti, tutti subito si rilassano e si sorridono tra loro. Chi aiuta e chi ha bisogno entrano in un piano di relazione più profondo. Si avvicinano, si guardano profondamente negli occhi, e si abbracciano commossi e con grande intimità.
Ecco, qui l'aiuto avrà successo.
L'idea oggi comune che nell'aiuto ci sia bisogno solo di chi aiuta e di chi ha bisogno qui si arricchisce di una nuova e più grande prospettiva, dove attraverso i genitori si acquisisce un nuovo piano di relazione e di intimità,  dove l'aiuto trova il suo terreno più fertile.

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Giacomo