Costellazioni Familiari

"Ciascuno di noi fa parte di una famiglia con cui vive ed a cui è legato, che lo voglia o meno.
Spesso continuiamo a ripetere conflitti e malesseri nelle nostre esperienze, oppure portiamo sulle spalle pesi che non ci appartengono.

O anche, viviamo a nostra insaputa il tragico destino di un familiare, scomparso da tanto tempo e mai conosciuto.
Tutte queste dinamiche ci legano in modo negativo alla famiglia, impedendoci di guardare in avanti con forza gioiosa e di avere successo nella nostra vita."
(Bert Hellinger)

domenica 24 febbraio 2019

Non ti ho voluta

Questa è una costellazione molto forte - avvicinatevi con delicatezza e con i vostri tempi.

Una donna chiede di fare una costellazione perchè si sta separando dolorosamente dal marito che ha trovato un altra donna.
Vengono scelti i rappresentanti per lei e per il marito, e messi di fronte. Il marito indietreggia, si volta e si allontana. Lei rimane ferma come una pietra.
Poi comincia a guardare per terra. Faccio stendere una persona che subito comincia a stare male, ha delle convulsioni alla pancia, si rannicchia in posizione fetale.
Mi appare chiaro che è una bambina rifiutata. 
Il più delicatamente possibile chiedo alla donna se lei ha perso o ha abortito. Lei risponde che quando era giovane aveva avuto un aborto spontaneo.
La faccio entrare nella costellazione. Lei si avvicina alla bambina ma questa alza le gambe e scalcia nella sua direzione. Non vuole che la madre si avvicini.

Questo è strano. Solitamente, negli aborti spontanei i bambini hanno un forte desiderio di ricongiungersi con la madre. E' negli aborti volontari che questi non vogliono, e mostrano anche rabbia e aggressività.
Chiedo alla donna di dirmi meglio di questa situazione: lei aveva vent'anni ed è rimasta incinta. Il padre è il marito, allora fidanzato. Dice nuovamente che ha avuto un aborto spontaneo.
Le chiedo allora se posso essere più intimo con lei. 
Le chiedo cosa ha provato quando ha saputo che aveva abortito. Ha provato dolore o sollievo? Lei rimane bloccata sulla domanda e poi risponde senza convinzione 'dolore'.
Mi permetto di essere ancora più intimo, cercando di essere il più delicato possibile.
Le chiedo cosa sarebbe successo se l'aborto non fosse avvenuto e la bambina fosse nata. Lei risponde che avrebbero dovuto sposarsi subito, invece che farlo 6 anni dopo.
E' chiaro dunque che non erano pronti né maturi per farlo, e la bambina li avrebbe costretti per salvare le apparenze.
Le chiedo ancora cosa facesse a quel tempo. Studiava. Le chiedo allora cosa sarebbe successo allo studio se la bambina fosse arrivata. Lei risponde che avrebbe dovuto sospendere tutto.

In sintesi, l'arrivo di quella bambina avrebbe sconvolto la vita di quella ragazza di vent'anni e l'avrebbe scaraventata in una realtà di cui non era ancora pronta.
Ecco che - mi sono permesso di dirle - quando la bambina se ne è andata, lei ad un livello molto profondo e probabilmente inconscio, ha tirato un sospiro di sollievo. Sempre a quel livello, una parte di lei ha sperato/voluto che questa bambina se ne andasse.
La donna mi ascolta ma sento che tutto questo le arriva solo in parte. Lei si tiene lontano da un dolore che la sconvolgerebbe.
Questa è la ragione perchè ora la bambina non vuole che lei si avvicini. Lei vuole completa sincerità dalla madre perchè solo così può affidarsi nuovamente, e questa sincerità manca perchè la donna si protegge.
Lo dico alla donna, spiegandole che quando lei riuscirà a prendere contatto con quel grande dolore che è il non aver voluto la bambina, solo allora le sarà permesso di avvicinarsi e di abbracciarla.

Tutto questo avviene senza giudizio, senza colpa, senza alcun pensiero o movimento mentale. E' il semplice riconoscere ciò che è realmente avvenuto.
Questo è ciò che fanno le costellazioni: mostrano ciò che c'è, al di là di come poi noi ricostruiamo gli eventi, o ci raccontiamo una storia per addolcire la realtà.
Queste strategie, se ci salvano dal dolore di allora, ci impediscono di riconciliarci ora con chi ha sofferto, e con noi stessi.

Questa donna ha davanti un lungo percorso di riconciliazione con se stessa, con il marito e infine con la bimba. Il non faro significa pagare in qualche altro modo quel dolore - forse proprio con l'abbandono da parte del marito.

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Giacomo