Costellazioni Familiari

"Ciascuno di noi fa parte di una famiglia con cui vive ed a cui è legato, che lo voglia o meno.
Spesso continuiamo a ripetere conflitti e malesseri nelle nostre esperienze, oppure portiamo sulle spalle pesi che non ci appartengono.

O anche, viviamo a nostra insaputa il tragico destino di un familiare, scomparso da tanto tempo e mai conosciuto.
Tutte queste dinamiche ci legano in modo negativo alla famiglia, impedendoci di guardare in avanti con forza gioiosa e di avere successo nella nostra vita."
(Bert Hellinger)

sabato 30 novembre 2019

'Siamo rimasti in buoni rapporti'

Una donna vuole fare una costellazione su suo figlio adolescente che ultimamente sta peggiorando parecchio nei suoi comportamenti.

Chiedo subito del padre, perchè so per esperienza che in questi casi è sempre la persona esclusa dal sistema, e lo si vede già come la donna presenta il problema, focalizzandolo sul figlio (per spostare l'attenzione dal vero conflitto) e per come usa le parole 'mio figlio' che indicano un possesso esclusivo, e la conseguente esclusione del padre.

La donna risponde che sono separati da anni ma sono rimasti in buoni rapporti.
Le dico: "Vediamolo"
Chiamo un rappresentante per lui e uno per lei. Pronti, via, entrambi si caricano di rabbia. Lui in particolare sembra una pentola chiusa che aumenta sempre di più la pressione. Lei non lo guarda in viso, lui comincia a battere i piedi per terra e stringe forte i pugni. Lei indietreggia di un passo, impaurita, ma continua a non guardalo in viso. Lui si fa ancora più minaccioso e comincia ad urlare sempre più forte, e sempre in direzione del viso della donna, che continua a non guardarlo.
La tensione aumenta ancora. Lui alza una mano e la prende per il collo. La vuole uccidere. E' dolore puro che si esprime nel modo più diretto.

A questo punto è facile vedere nella donna una vittima, ma non è così. Questa enorme violenza nasce dal rifiuto di lei nei confronti dell'uomo.

La donna al mio fianco è incredula. Aveva detto poco prima che erano rimasti in buoni rapporti. In verità dirà alla fine della costellazione che lui non le ha mai passato gli alimenti né per lei né per il figlio...

La faccio entrare in modo che si renda conto fino in fondo della reale situazione.
Lui la prende per il collo e stringe, con occhi di sangue. Le grida di tutto, ma lei continua a non guardarlo.
Allora le dico di fare proprio questo: guardarlo negli occhi.
Dopo un lungo momento, lei lo fa. Lui si blocca, sorpreso. Lei lo guarda. Le dico che questo sguardo deve essere neutro, senza giudizi, aspettative o altro. E' un semplice guardare e riconoscere che l'altro è lì di fronte.
Lei lo fa, e si vede chiaramente come l'aggressività di lui comincia a diminuire. Molla la presa al collo, abbassa le braccia, distende i pugni, il respiro si calma e infine china la testa.

Suggerisco a lei questa semplice frase: "Mi dispiace". Lei glielo dice.
Lui abbassa ancora di più la testa, se la prende tra le mani, e comincia a piangere.
Piange a dirotto, disperato. Lei piano piano gli si avvicina e lo abbraccia teneramente. Anche lui l'abbraccia e insieme piangono.


Bisogna stare molto attenti alle immagini della realtà che ci costruiamo, perchè quasi sempre servono solo per proteggerci dal dolore, ma così facendo impediscono una vera guarigione e una altrettanto vera riconciliazione.

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Giacomo