Costellazioni Familiari

"Ciascuno di noi fa parte di una famiglia con cui vive ed a cui è legato, che lo voglia o meno.
Spesso continuiamo a ripetere conflitti e malesseri nelle nostre esperienze, oppure portiamo sulle spalle pesi che non ci appartengono.

O anche, viviamo a nostra insaputa il tragico destino di un familiare, scomparso da tanto tempo e mai conosciuto.
Tutte queste dinamiche ci legano in modo negativo alla famiglia, impedendoci di guardare in avanti con forza gioiosa e di avere successo nella nostra vita."
(Bert Hellinger)

martedì 12 novembre 2019

Figlio tossicodipendente

Una madre vuole fare una costellazione per aiutare suo figlio tossicodipendente.
Metto in scena i rappresentanti per il figlio, la madre e il padre - che da oltre 30 anni non fa più parte di quella famiglia e vive in un altro continente.
Proprio il padre comincia a muoversi nella costellazione e a guardare in basso con grande tristezza. Faccio stendere una persona, il padre cade a terra e abbraccia questa persona con grande trasporto.
Il figlio invece rimane immobile e assente, mentre la madre si muove nervosamente, afferra il figlio e cerca di tirarlo il più lontano possibile dal padre.
Poi il figlio comincia ad oscillare. Il movimento che fa mette i brividi. Si vede chiaramente che è tirato in due direzioni; da una parte verso il padre che è a terra, dall'altro verso il nulla, la droga, la morte. La madre lo afferra e lo tiene fermo, ma lui continua ad oscillare.

Parlo con la donna della costellazione che è seduta al mio fianco. Le faccio notare questa oscillazione del figlio e il suo significato. Lei si irrigidisce e a denti stretti dice di non voler assolutamente che il figlio vada dal padre.
La invito ad aprirsi a questo, e lei risponde che se lo fa, perderà suo figlio.
Mi giunge una frase molto forte e la dico alla donna: "E' un bene che tu lo perda. Così gli salvi la vita". Lei sbianca e accenna ad una reazione di resistenza, ma la sua anima riconosce la verità: impedendogli di andare dal padre lo sta uccidendo.
Così inizia a respirare forte e scoppia a piangere. Ancora resiste a questo movimento, ma la sua anima acconsente e il figlio inizia ad andare verso il padre.
Mi arriva un'altra frase che faccio dire dalla donna al figlio: "Se vuoi andare da tuo padre, vai pure"
Lei lo dice e il figlio si avvicina ancora.
E poi un'altra frase: "Sono contenta se vai da lui".
Il figlio tira un lungo sospiro, come se un'enorme peso si fosse staccato dalle sue spalle, e va dal padre. 
Il padre a terra allunga una mano verso di lui che l'afferra. Il padre si alza e i due si abbracciano con un'enorme intensità emotiva: era 30 anni che mancava questo abbraccio.
Entrambi sono sereni, con occhi lucidi e vivi. Si girano verso la donna che è seduta al mio fianco, e tendono le loro mani verso di lei.
Lei si irrigidisce immediatamente e dice: "Non andrò mai da quell'uomo".
Io le dico: "Tu figlio è guarito. Ora tocca a te guarire"
Lei si oppone con tutte le sue forze.
Loro si avvicinano sorridendole.
Lei urla "NO".

Qui fermo la costellazione. Rispetto la volontà di questa donna. Il mio compito è di accompagnare, non di spingere.
Lei si calma, mi sorride e mi dice 'grazie'. Si è sentita rispettata, e io so che grazie a questo arriverà anche per lei il tempo giusto, e allora si alzerà dalla sedia e andrà incontro alla sua guarigione.

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Giacomo