Costellazioni Familiari

"Ciascuno di noi fa parte di una famiglia con cui vive ed a cui è legato, che lo voglia o meno.
Spesso continuiamo a ripetere conflitti e malesseri nelle nostre esperienze, oppure portiamo sulle spalle pesi che non ci appartengono.

O anche, viviamo a nostra insaputa il tragico destino di un familiare, scomparso da tanto tempo e mai conosciuto.
Tutte queste dinamiche ci legano in modo negativo alla famiglia, impedendoci di guardare in avanti con forza gioiosa e di avere successo nella nostra vita."
(Bert Hellinger)

giovedì 22 febbraio 2018

Il campo di concentramento

In una Costellazioni Familiare una donna vuole vedere il suo pessimo rapporto con il denaro; non sembra bastare mai, e lei ha sempre l'ansia di non arrivare a fine mese.

Viene preso un rappresentante per lei e uno per il denaro. Tra loro non c'è movimento. 
Il denaro guarda per terra. Viene stesa una persona che sin da subito si accarezza il viso con una mano in modo strano. Viene stesa un'altra persona vicino e i due si abbracciano teneramente. Si vede chiaramente che sono una coppia.

Chiedo alla donna cose le risuona. Non risponde. Le chiedo se nel suo passato c'è una coppia che ha perso la vita in modo tragico.
Lei si irrigidisce e dice che i nonni paterni sono morti in un campo di concentramento.

Entra allora il rappresentante per questo campo di concentramento. Si muove con durezza.
La nonna sdraiata sembra soffocare.
Suggerisco al rappresentante del campo di concentramento una frase terribile: "Vi ho uccisi io, con il gas"
La donna scoppia forte a piangere, presa da intense emozioni. Finalmente si permette di liberare una fortissima tensione che portava dentro da sempre.
La faccio entrare nella costellazione... si avvicina ai nonni e si china su di loro. Continua a piangere forte. 
Rimane con loro per un lunghissimo momento, poi si rialza ma sta ancora male. La faccio allora sdraiare tra i nonni e finalmente lì si acquieta.
Dopo un altro lungo momento si rialza. Questa volta è più serena. Si avvina al denaro e lo abbraccia, ma il movimento è freddo, senza passione.
Allora la faccio voltare verso il campo di concentramento. Lei si irrigidisce, ma poi piano piano si ammorbidisce e comincia ad avvicinarsi a passi lenti. Una volta vicino, lui si gira di spalle e si piega dal dolore: sono i sensi di colpa.
Allora lei lo abbraccia da dietro, lui si volta, e i due si abbracciano con forte emozioni e intimità.
Stanno così a lungo, piangendo.

Finalmente siamo arrivati alla riconciliazione, e per arrivarci abbiamo dovuto fare tutti i passi, anche quello più difficile, dove la vittima si riconcilia con il carnefice e lo porta nel proprio cuore. Solo così è davvero possibile la pace.

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Giacomo